lunedì 17 dicembre 2012

Ti racconto una fiaba: 3 - la piccola fiammiferaia

Questa fiaba di Hans Christian Handersen del 1848 è molto triste ma ha una bellissima morale che ci fa molto riflettere...
Chissà se qualcuno leggendola non aiuterà una persona triste o povera? In fondo tra poco è Natale e non sarebbe male aiutare qualcuno meno fortunato di noi .... Così almeno si è sicuri di essere nella lista dei buoni di Babbo Natale ! =)
Faceva un freddo tremendo; nevicava, e saliva la buia notte; era anche l’ultima sera dell’anno, la vigilia di Capodanno.
In quell’oscurità e con quel freddo, una bambina povera camminava per strada, col capo scoperto e i piedi nudi; a dire il vero, aveva le pantofole quando era uscita di casa; ma a che servivano! Erano pantofole enormi, che fino a poco tempo prima usava sua madre, erano larghissime, e la piccola le aveva perdute attraversando in fretta la strada, mentre due carri passavano a corsa pazza; una non si trovò più, e un ragazzo era scappato via con l’altra, dicendo che ne avrebbe fatto una culla per quando gli fossero nati dei bambini.
La bambina camminava ora coi piedini nudi, che eran rossi e bluastri dal freddo; nel vecchio grembiulino portava una quantità di fiammiferi, e un mazzetto ne teneva in mano, andando; nessuno le aveva dato un soldino comprando qualcosa da lei; e camminava infreddolita e affamata, poverina!
Le finestre erano tutte illuminate e per strada si sentiva un odore squisito di oca arrosto: infatti era la vigilia dell’anno nuovo, e lei proprio a questo pensava.
Andò a sedersi in un angolo tra due case; teneva le gambette rannicchiate, ma sentiva ancor più freddo, e a casa non osava tornare, perché non aveva venduto neppure un fiammifero, non aveva guadagnato un soldo; suo padre l’avrebbe battuta, e del resto anche a casa faceva freddo; non avevano che un tetto sulla testa e ci fischiava il vento.
Le manine erano quasi intirizzite dal freddo.
Ah! Un fiammiferino le avrebbe fatto bene! Bastava che ne tirasse uno fuori dal mazzetto e lo sfregasse contro la parete, per scaldare le dita.
Ne prese uno e: risch! Che fiammata fece, e come ardeva! Mandava una luce chiara e calda come una piccola candela; era una strana luce.
Alla bambina sembrò di essere seduta davanti a una stufa di ghisa, adorna di pomi d’ottone; ah, come riscaldava la dolce fiamma del fuoco.
No, ma cosa succedeva? La piccola stava per protendere i piedi per riscaldare anche quelli, ma la fiamma si spense.
Ne accese un secondo, che arse e rischiarò; quella parte del muro dove la luce cadeva, divenne trasparente come un velo; essa guardò nella stanza, dov’era una tavola apparecchiata con una tovaglia candita e un’oca arrosto fumava deliziosamente.
Ma ecco, cosa più straordinaria ancora, l’oca salta dal piatto e ruzzola sul pavimento e si mette a camminare fino alla povera bambina; ma in quel momento il fiammifero si spense, e davanti ai suoi occhi non rimase che il gran muro di freddo. Ne accese un altro.
Allora come per incanto si trovò seduta ai piedi dell’albero di Natale, il più bello che si possa immaginare: innumerevoli candeline splendevano sui rami verdi, e immgini variopinte, uguali a quelle che adornavano le vetrine dei negozi, la guardavano dall’alto.
La piccola tese le manine verso di esse, ma il fiammifero si spense; tutte le candeline di Natale salirono in alto, ora erano diventate stelle luminose; una cadde, lasciando un lungo solco di fuoco nel cielo.
“Adesso c’è uno che muore!”, disse la bambina, poiché la vecchia nonna che ora era morta, le aveva detto: “quando cade una stella, un’anima sale a Dio”.
Essa sfregò contro il muro un altro fiammifero, che rischiarò tutt’intorno, e in quella luce abbagliante apparve la vecchia nonnina.
“Nonna!”, gridò la piccola, portami con te! Lo so che appena il fiammifero si spegne, tu sparisci, come la stufa calda e la bella oca arrosto e l’albero di Natale!, e sfregò in fretta il resto dei fiammiferi del mazzo, per trattenere la nonna; e i fiammiferi arsero con tal bagliore, che l’aria fu più chiara che in pieno giorno.
Mai era stata così bella la nonna, né così grande; ed ella sollevò la bambina nelle sue braccia ed entrambe volarono in alto, sempre più in alto, dove non c’era più il freddo, la fame, l’angoscia.
Nell’alba fredda, all’angolo tra due case, sedeva una bambina con le guance colorite e il sorriso sulle labbra: morta, morta assiderata nell’ultima notte dell’anno.
Il mattino dell’anno nuovo era sorto sulla morticina, che teneva ancora in mano i fiammiferi, di cui un mazzetto era quasi tutto bruciato.
“Ha cercato di scaldarsi”, diceva la gente; ma nessuno sapeva le belle cose che lei aveva visto, e in quanto a splendore, insieme alla vecchia nonna, lei era entrata nella gioia dell’anno nuovo!

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